a cura di Silvia Rossi.
“Sono tempi cattivi, dicono gli uomini. Vivano bene ed i tempi saranno buoni. Noi siamo i tempi.” (Sant’Agostino)
Con la partecipazione di 12 artisti la mostra ha voluto essere uno spunto di riflessione, un momento di pausa in cui (ri)considerare non solo il ruolo nella società dell’artista stesso, ma anche di come sia importante fermarsi un secondo e raccogliersi intorno ai più pressanti temi di attualità.
La storia e la sua ciclicità, il clima, il rapporto con l’ambiente, l’alienazione sociale, l’isolamento e il modo in cui impostiamo ogni relazione, con noi stessi e con il prossimo. Uno sguardo ampio e variegato su molte sfaccettature “dell’essere umano”, su cosa questo comporti e su come le nostri azioni abbiano influenzato la nostra storia recente e su come, ancor di più, condizionino il nostro presente.
Questa collettiva ha offerto uno sguardo ampio su questi argomenti, ponendoci di fronte ad interrogativi dai quali non potremo sfuggire a lungo.
Magaly Arocha ha partecipato con: “Bellezza e Fragilità” opera che ha dipinto ispirata ad una foto (“The human touch…” scattata nel Parco Nazionale dei Virunga, Repubblica Democratica del Congo) che recentemente ha vinto un premio (The BigPicture Natural World Photography Competition, National Geographic, categoria “Human/Nature”). Il fotografo è James Gifford (@jamesgifford) il quale ha vissuto una decade in Botswana avendo così un’opportunità unica di vedere e seguire la vita degli animali in Africa.
Come lui la pittrice spera che questo dipinto possa ricordarci quanto è bella e fragile la vita di tante specie selvatiche, in particolare dei gorilla, così “umani” nel profondo legame coi loro custodi…