Donne artiste nella storia dell’arte

Scritto da Magaly

Magaly Jacqueline Arocha nasce a Caracas nel 1968. È vissuta nel fragore della Gran Caracas. Cambia più volte casa, quartiere e ogni volta è una nuova esperienza che fin quasi da subito le fa comprendere che il viaggio e il cambiamento saranno parte integrante della sua vita.

27 Marzo 2021

“Le donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quello sociale. Le donne sono la colonna vertebrale delle società”. – Rita Levi Montalcini

La lista di artiste donne è davvero scarna; la storia dell’arte è soggettiva e incompleta. Molte sono assenti dai libri e sono escluse dai musei. 

In questo articolo voglio presentarti le donne artiste nella Storia dell’arte, per riportarle giustamente alla memoria, nel tentativo di rendere visibili le invisibili.

Cominciano con uno sguardo alla storia per capire il motivo che ha portato le donne ad emergere con fatica. 

Le donne artiste del Rinascimento

Durante il Rinascimento l’Italia e Le Fiandre erano i centri d’arte. C’era una ripartizione di ruoli: le donne dovevano rimanere in un ambito domestico, mentre agli uomini apparteneva il settore pubblico. Non era un gioco di pari. Era un gioco di potere. 

Ci sono state tante donne coraggiose e artisticamente molto dotate ma poco conosciute tra cui:

Sofonisba Anguissola (Cremona, 1532 – Palermo, 1625)

Sofonisba Anguissola, autoritratto

La prima pittrice italiana a conoscere un’autentica fama internazionale. Il padre, amante dell’arte e disegnatore dilettante, concesse alle figlie la  possibilità di studiare letteratura, pittura e musica. A Sofonisba fu tuttavia precluso lo studio della matematica, della prospettiva e della tecnica dell’affresco.

Sofonisba si distinse per i ritratti. Infatti, i volti dipinti sono straordinariamente somiglianti – “tanto ben fatti che pare che spirino e siano vivissimi” scrisse il Vasari – e riuscì a farsi conoscere nelle corti italiane ed europee, a cominciare da quella spagnola, dove conquistò il favore dei sovrani grazie ai ritratti della regina Isabella e dell’imperatore Filippo II. 

Nonostante la lunga carriera artistica, Sofonisba non fu mai pagata in contanti, a differenza dei suoi colleghi maschi, ma solo con doni o rendite, mentre sono documentati i pagamenti che per lei ricevettero il padre e il fratello.

Fu una pittrice molto conosciuta al pari di Michelangelo e del Tiziano. Purtroppo oggi dimenticata, ma il suo percorso incoraggiò altre artiste come Artemisia Gentileschi (Roma,  1593 – Napoli, 1656), la prima donna ad essere ammessa nel 1616 alla prestigiosa Accademia del Disegno di Firenze.  

Artemisia, figlia del pittore Orazio Gentileschi, fu violentata dal suo maestro Agostino Tassi e sottomessa ad un processo in cui le schiacciarono le dita per sapere se diceva la verità. La Gentileschi ha raccontato la propria storia attraverso le sue opere. La celebre “Giuditta che decapita Oloferne” per alcuni storici dell’arte rappresenta il desiderio di rivalsa di Artemisia. 

Artemisia Gentileschi, autoritratto

Io penso che questo quadro rappresenti la sua rinascita come artista. E’ impressionante come Artemisia sia riuscita a realizzare quest’opera nel XVII secolo. Infatti le donne pittrici non potevano studiare anatomia. Potevano rappresentare solo nature morte, paesaggi o fiori. Temi ritenuti più consoni alla loro integrità morale. Artemisia morì nel 1652 nell’oblio e verrà riscoperta solo nel XX secolo.

Rosalba Carriera (Venezia, 1675- 1757)

Rosalba Carriera autoritratto

Nel 1648 la monarchia francese diede vita all’Accademia di pittura e scultura dove furono ammesse solo 5 donne, di cui una fu Rosalba Carriera; famosa per l’introduzione della tecnica del pastello.

Grazie alle sue opere raffinate e dai colori tenui, ottenne riconoscimenti e commissioni da principi e principesse, perfino dal re di Francia Luigi XV. Immortalava minuziosamente i volti e le espressioni, come se riuscisse a leggere e capire le persone che ritraeva.

Lei stessa si ritrasse dalla giovinezza alla vecchiaia, quando a causa di un intervento alla cornea riuscito male, perse totalmente la vista.

Angelika Kauffmann (Svizzera, Coira 1741 – Roma,1807)

Angelika Kauffmann

Si tratta di una delle donne più influenti del neoclassicismo. Suo padre, il pittore Joseph Johann Kauffmann, le trasmise l’amore per il disegno. 

Si affermò come ritrattista, ma dimostrò anche un insolito interesse per la pittura storica. Nonostante la raffigurazione dei nudi fosse una pratica rivolta esclusivamente agli uomini Angelika non si fece scoraggiare dai divieti e con astuzia scelse i suoi oggetti per far emergere il suo talento, conquistando le corti europee con la sua arte. Ciò le permise di frequentare l’élite artistica e letteraria dell’epoca. 

Divenne membro fondatore della Royal Academy of Arts di Londra e fu l’unica donna insieme a Mary Moser a esservi ammessa, fino al XX secolo.

Morì a 66 anni, il 5 novembre 1807, a causa di un dolore al petto probabilmente causato dalla continua esposizione ai veleni della tavolozza, inalati per tutta la sua carriera.

Élisabeth Vigée Le Brun, l’ultima pittrice de l’ancien régime (Parigi, 1755 – Louveciennes, 1842)

Élisabeth-Louise Vigée Le Brun è considerata una delle più grandi ritrattiste del suo tempo

Élisabeth-Louise Vigée Le Brun

A quattordici anni, in seguito alla morte del padre, decise di dedicarsi completamente alla passione che aveva condiviso con lui, riuscendo ad affermarsi in breve tempo come pittrice professionista nonostante la giovane età e a guadagnarsi da vivere realizzando ritratti.

Elizabeth fu accusata di non essere l’autrice delle sue opere ma di rubarle a suo marito, Jean Baptiste Pierre Le Brun, uno dei maggiori mercanti di quadri dell’epoca.

La  familiarità con l’ambiente di corte le permise l’accesso a tutte le corti d’Europa oltre a riconoscimenti, tra i quali quello di essere ammessa all’Accademia Reale di pittura e scultura.

Adélaïde Labille-Guiard, pittrice e rivoluzionaria (Parigi, 1749-1801)

Adélaïde Labille-Guiard, autoritratto

E’ stata una delle protagoniste dell’arte settecentesca insieme alla sua storica rivale Elisabeth Vigée Lebrun. Riconoscendo il suo talento artistico, la famiglia la affidò al vicino di casa, il pittore François-Elie Vincent, che insegnava all’Accademia di San Luca e che fu il suo primo maestro.

Dopo aver ottenuto diversi riconoscimenti per il proprio talento, continuò a studiare e sperimentare ogni tecnica, per ottenere l’ammissione all’Accademia Reale di pittura e scultura. Infatti, a differenza dei colleghi maschi, le donne dovevano dare pubblica prova delle proprie capacità artistiche.

A causa della Rivoluzione si trasferì in Italia per dodici anni. Tornata in Patria dopo il lungo esilio, aprì un salotto letterario a Parigi dove morì nel 1842.

Nel corso della sua carriera lavorò per la borghesia e per la Corte, diventando pittrice ufficiale dei nipoti di Luigi XVI. Fu a sua volta insegnante di numerose giovani allieve.

Due di esse la affiancarono in quella che è considerata la sua opera più famosa “Autoritratto con le allieve Marie-Gabrielle Capet e Carreaux de Rosemond”. 

Durante la Rivoluzione Francese si schierò con i Rivoluzionari e si impegnò nelle vicende civili, sostenendo il diritto delle donne ad avere un’istruzione e ad essere ammesse all’Accademia Reale senza numero chiuso.  

Epoca dell’esclusione delle donne nell’arte

La rivoluzione francese paradossalmente segna la morte dell’emancipazione femminile e della presenza delle donne nell’arte. Furono infatti escluse dalle conquiste della rivoluzione e le femministe furono ghigliottinate. Le donne non ottennero la cittadinanza e quindi non furono più accettate nelle accademie né negli istituti d’arte, oltre che private del diritto di voto. 

Alcune di loro sono:

Marie Guillemine Benoist, l’arte come manifesto di libertà (Parigi, 1768- 1826)

Marie Guillemine Benoist, autoritratto

Marie Guillemine Benoist frequentò l’atelier del pittore e politico francese Jacques-Louis David e fu proprio grazie a lui che divenne pittrice ufficiale dell’Impero. 

Nel corso della sua carriera artistica, realizzò opere tanto virtuose tecnicamente quanto politicamente impegnate. In una prima fase che fu caratterizzata dall’influenza del suo maestro, la sua pittura abbracciava temi di natura classica che recuperava dalla mitologia e dall’antichità. 

In seguito si dedicò ad altri generi, riscuotendo un notevole successo. Ad esempio il dipinto “Ritratto di donna nera” consacrò la sua fama come pittrice e fu esposto al Salon del 1800. Lo realizzò sei anni dopo l’abolizione della schiavitù in Francia ed è considerato un manifesto dell’emancipazione delle persone di colore, oltre a riflette le convinzioni femministe dell’artista. L’opera non fu ben accolta dalla critica e creò scandalo per il tema trattato.

Nel 1804 aprì uno studio riservato solo alle donne. Purtroppo a seguito della Restaurazione fu costretta ad abbandonare l’arte e il suo percorso creativo.

Inoltre, ristabilita la schiavitù, Napoleone introdusse l’incapacità giuridica delle donne con il codice civile del 1804, influendo pesantemente sulle loro carriere artistiche: il potere in mano al padre, il marito e i fratelli.

Epoca degli scandali nell’arte femminile

La Rivoluzione Industriale del secolo XIX rappresentò il trionfo della borghesia e dei codici sociali moralisti. Il tema imperante: agli uomini la creazione; alle donne la procreazione. 

In questo periodo troviamo:

Marie Rosalie Bonheur (Bordeaux 1822, Thomery, 1899) 

Marie Rosalie Bonheur, autoritratto

Suo padre fu il suo unico maestro, poiché all’epoca le Scuole di Belle arti francesi erano chiuse alle donne. 

Fu una delle più celebri pittrici del suo tempo, insignita della Legion d’onore, autrice di memorabili ritratti di cavalli e bestie feroci, per via del suo amore per gli animali.

Inoltre, Rosa amava le donne e quando conobbe Nathalie Micas a quattordici anni, nel 1837 pare che non si siano mai più separate.

Per trovare l’ispirazione girava per i mercati di cavalli a Parigi vestita da uomo. In Francia, però, per le donne era reato portare i pantaloni (dal 1800 fino al 2011).  Rosa aveva dovuto così chiedere un permesso di sei mesi alla polizia e sollecitare più volte il rinnovo. 

Nel 1865 Bonheur divenne la prima donna insignita della Grande croce della Lègion d’Honneur.

Berthe Morisot (Bourges,1841 – Parigi, 1895)

Berthe Morisot, ritratto di Manet 1873

Berthe Morisot è stata una delle poche esponenti femminili del movimento impressionista. 

La sua lapide, nel cimitero di Passy, nei pressi di Parigi, reca però una sola scritta: “Berthe Morisot, vedova di Eugène Manet“. Nessun riferimento alla sua carriera di artista. 

Berthe Morisot cominciò a dipingere in tenera età, supportata dalla famiglia (era nipote del celebre pittore Jean-Honorè Fragonard). E’ stata artista in un mondo di artisti uomini. Nel 1873, insieme a Monet, Pissarro, Sisley, Degas, Renoir – che la ritrasse nel celebre dipinto qui sopra – fondò il movimento impressionista, di cui fu una delle pochissime esponenti donne.

Morisot era solita dipingere all’aperto, assorbendo la luce solare e modulandola nei suoi repentini mutamenti, adottando un tratto sciolto, spontaneo e quasi improvvisato. 

Dipingere all’aperto, passare molto tempo fuori casa, era considerato disdicevole e sensibile ad attacchi e pregiudizi. Perciò – come ironica risposta – l’altra metà della produzione di Morisot consiste in scene domestiche. Donne eleganti ritratte in casa o in giardino, ritratti della sorella. La culla, La lettura cono tra le opere più celebri.

Lo Stato ha comprato solo un quadro della sua innumerevole produzione e nel suo certificato di morte c’è scritto: senza professione.

Il XX secolo è l’epoca delle possibilità per le donne nell’arte

Nel XX secondo inizia l’emancipazione femminile.

L’Unione di Pittrice e Scultrici di Parigi (1881) chiede l’ammissione delle donne in classi riservate negli  istituti e nelle accademie di arte e la scuole di Belle Arti di Parigi apre le porte alle donne nel 1900. 

La scuola non ha influito nella carriera delle donne nell’arte, perché la vera creazione artistica si sviluppava altrove. Le donne prendono parte a tutti i movimenti dell’avanguardia. Tra le più esponenti ci sono: Natalia Goncharova (1881-1962) Tamara de Lempicka (1898-1980), Sonia Terk Delaunay (1885 – 1979) Sophie Toverail, Giorgia O’Kleefe (1887 – 1986)  e Anna Thöch (1889 – 1978).

Ci sono voluti ben 4 secoli perché le donne ottenessero un posto nel mondo dell’arte, ma la strada per riscoprire altre artiste dimenticate e integrarle nei libri e nei musei è ancora molto lunga.

La storia è ancora incompleta. Ci vogliono nuovi metodi di indagine, di ricerca sulle artiste.

Spero che quest’articolo possa aver contribuito a portare alla luce e rendere giustizia all’arte femminile

Se ti va scrivimi il tuo pensiero sul tema. Sarò felice di leggerlo e se conosci altre donne artiste qui non incluse, scrivimi. 

Ti sarò grata per aiutarmi ad arricchire i miei contenuti.

Per approfondire puoi leggere anche Il ruolo delle donne nell’arte.

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Fonti:  Sky Arte, Arte France, Francia, 2015

Immagini: Wikipedia

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