In questa opera, siamo trasportati in un angolo remoto del Venezuela, nello Stato del Delta di Amacuro, nel cuore del Delta dell'Orinoco, dove il fiume rappresenta l'unica via di comunicazione.
Qui, incontriamo i Warao, conosciuti come il "popolo delle canoe”. A causa dell'inquinamento, il fiume non fornisce più loro cibo, ma malattie.
I bambini "Warao" giocano nell'acqua inquinata di quel fiume e molti di loro soffrono di denutrizione, malaria e tubercolosi.
Per sfuggire alla crisi economica e sociale, in tanti stanno emigrando verso i paesi confinanti, spesso senza ricevere un'accoglienza adeguata.
Nonostante i loro diritti siano riconosciuti nella Costituzione, vengono troppo spesso dimenticati dai governi.
Questi bambini rappresentano il legame dell'artista con le sue origini: in essi vede riflessa la sua infanzia, fragile ma fiera, e nutre una preoccupazione sincera per il loro futuro, poiché spesso emigrano da soli.
Questo è un nuovo, silenzioso ed inesplorato esodo che sta avvenendo lontano dall'Europa.
La tela è appesa a una canna di bambù, richiamando il materiale tradizionale "guadua" utilizzato nella costruzione delle palafitte di questa tribù, in zone fluviali e nella foresta tropicale.
In questo quadro, l'artista fonde la propria identità e le sue radici con una critica aperta e coraggiosa nei confronti di una crisi scomoda, che il potere corrotto dei governi preferirebbe tenere nascosta.
Un tributo sincero alle origini e alla consapevolezza delle sfide che le comunità indigene affrontano quotidianamente.
Un ringraziamento al fotografo e artista Luis Flores Delgado per l'ispirazione fotografica che ha dato vita a questa creazione.