Ti racconto il mio percorso artistico

Scritto da Magaly

Magaly Jacqueline Arocha nasce a Caracas nel 1968. È vissuta nel fragore della Gran Caracas. Cambia più volte casa, quartiere e ogni volta è una nuova esperienza che fin quasi da subito le fa comprendere che il viaggio e il cambiamento saranno parte integrante della sua vita.

26 Marzo 2021

Giovedì 11 febbraio ho avuto il piacere di essere ospite di Ilenia Carbonara, @lasommelier_dellarte. Abbiamo parlato del mio percorso, delle mie origini, della mia ricerca artistica. Riporto qui un riassunto dell’intervista in cui ti racconto di me…

Perché ti sei avvicinata all’arte e quale è l’artista che più ti ispira?

Sono venezuelana. Ho sempre avuto una grande passione per l’arte, ma studiarla non è stato possibile. Mi sono laureata in scienze politiche e sono diventata diplomatico di carriera, ruolo che ho esercitato con passione per quasi 23 anni.

Il 2011 è stato l’anno della svolta. Durante il mio percorso professionale e i miei viaggi ho continuato a coltivare la mia passione per la pittura.

Quando ero diplomatica a Roma, mentre lavoravo all’ambasciata del mio paese presso la Santa Sede, ho iniziato a frequentare un atelier d’arte che si affacciava su Piazza Navona, uno scenario affascinante.

Lì ho studiato disegno e pittura per ben 4 anni con un’ottima Maestra (Ninni Verga). Poi sono stata trasferita in Venezuela, dove ho frequentato gli artisti che gravitavano intorno alle sedi diplomatiche.

Quando ho smesso di lavorare ho vissuto momenti difficili legati alla ricerca della mia nuova identità: ero abituata alla mia indipendenza. Trovarmi senza un lavoro mi ha messa a dura prova. Per fortuna la pittura mi ha aiutata.

A quei tempi vivevo a Napoli. Ho ripreso a disegnare. Poi, 6 anni fa, io e la mia famiglia ci siamo trasferiti a Bologna e sentendo il bisogno di migliorare la tecnica, ho ricominciato a studiare e a dipingere ma questa volta a tempo pieno. Da allora non ho smesso.

Io al Parco Virgiliano di Napoli ero Console incaricato d’affari a Napoli

Quali artisti preferisci? Quali ti hanno ispirata?

Posso dire che l’esperienza diplomatica mi ha avvicinato ai classici, ai grandi come Michelangelo

Ricordo che quando si facevano i saluti di inizio anno, il Corpo Diplomatico era ricevuto nella Cappella Sistina e io trascorrevo quelle ore a guardare quegli affreschi meravigliosi.

Ricordo che ho fatto qualche studio della Sibilla Delfica (mi colpivano gli  sguardi, il movimento del corpo, la luce e le ombre, i muscoli, che successivamente saranno soggetto della mia ricerca artistica).

Ammiro Degas, Gauguin, Dali e fra gli artisti venezuelani Arturo Michelena, Jesùs Soto e Armando Reveròn.

Raccontaci di quando hai incontrato Giovanni Paolo Il

Tempo fa ho scritto un post su questo incontro. [https://www.instagram.com/p/CGzeYZJsElg/?utm_source=ig_web_copy_link]

Ero molto giovane. Avevo circa 26 anni. Se mi guardo indietro mi rendo conto della portata di quell’esperienza. Allora la prendevo con grande umiltà e leggerezza. 

Un mio incontro con Giovanni Paolo II quando ero diplomatica presso la Santa Sede

Ero la più piccola e una delle ultime arrivate all’ambasciata. Iniziava il mio percorso. Ricordo che il cerimoniale Vaticano era molto rigido. Quando veniva nominato un nuovo ambasciatore i funzionari diplomatici dell’ambasciata erano chiamati ad accompagnare il nuovo Capo Missione alla presentazione delle lettere credenziali al Pontefice. 

Ho avuto la fortuna di assistere a tante nomine e quindi mi sono trovata più volte al cospetto di Sua Santità.

Ovviamente il colloquio con il Papa era privato, ma una volta concluso le porte si aprivano e noi che aspettavamo in magnifici saloni eravamo invitati a unirci e a salutare il Papa. 

Mi ricordo che essendo l’ultima per rango, ero Terzo Segretario, sono stata l’ultima a fare il saluto. Il Papa mi ha chiesto in spagnolo (era poliglotta) come mai ero lì? Perché non ero a scuola a studiare? Cosa studia? Ovviamente era una battuta perché dimostravo meno anni ed evidentemente lui è stato colpito della mia giovinezza e il mio ruolo. 

Poi mi hanno consegnato un rosario (al pari degli altri, uno scambio di doni) e il Pontefice nel consegnarlo mi ha detto di portarlo a mia madre e mi ha raccomandato di dirle che era un regalo di papa Giovanni Paolo II per il buon lavoro che aveva fatto con me. 

Ci sono stati altri incontri e in uno in cui accompagnavo la delegazione dell’allora Capo di Stato venezuelano in visita ufficiale a Roma, ero rimasta in disparte (per protocollo) e il capo cerimoniale vaticano mi ha chiamata e mi ha invitato a unirmi al gruppo. Anche qui ho avuto modo di incontrarlo da vicino. Insomma era un grande politico ma soprattutto un uomo al quale interessavano le persone.

Hai nuovi progetti artistici in cantiere?

Adesso sono concentrata sulla promozione della mia arte on line e per questo investo in formazione continua e creo relazioni. 

La sfida è non perdere di vista il filo creativo e la mia ricerca artistica focalizzata sullo studio delle figura e del colore, della luce e dell’uso della materia. Mantenendo però sempre lo sguardo verso le mie origini e i miei popoli. 

Voglio portare all’attenzione altre realtà spesso dimenticate, come la situazione di sfruttamento e abbandono di alcuni popoli e dei bambini, ma anche l’ecosistema minacciato dell’Amazzonia. 

Lo faccio però sempre con il sorriso, la forza del colore, perché desidero che coloro che ammirano i miei lavori vivano una riflessione serena e godano dell’espressività che provo a trasmettere.

Ho in programma una mostra collettiva e qualche concorso e Covid permettendo una mostra personale a settembre.

Cosa ti manca di più della tua terra? Ci ritorni spesso?

Mi manca la vivacità, la giocosità e la leggerezza della gente. Il popolo venezuelano sta attraversando una difficile situazione economica, politica e sociale, alla quale si aggiunge il Covid e la mancanza di assistenza sanitaria. 

Un popolo che quando ha la luce, manca l’acqua o addirittura la benzina (paradossale visto che è uno dei principale produttori di petrolio al mondo) insomma un paese ricco amministrato male.

Ma le persone sono sempre pronte a scherzare e a vedere il lato positivo di questa situazione. Dove abito io c’è gente benestante che sorride poco o che si rattrista perché non sa se può andare a sciare quest’inverno o ai tropici la prossima estate.

Mi manca anche la mia famiglia. Ho una sorella gemella alla quale sono molto legata. Fino a tre anni fa avevamo sempre un appuntamento qui in Italia o in America. Crisi e Covid hanno impedito questi incontri.

Prima viaggiavo ogni anno. Da 6 anni non torno in Venezuela. È morta mia madre e la crisi politica è precipitata. Il mio è diventato anche un paese rischioso dal punto di vista della sicurezza. Il che ha inciso nella mia scelta di aspettare per viaggiare e sperare in un futuro migliore perché vorrei tornarci insieme alle mie figlie.

Mi mancano i colori, i profumi, i paesaggi che cerco di colmare attraverso le immagini e i racconti che mi forniscono i miei e che io faccio diventare i miei soggetti ispiratori.

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